Valle Giumentina

Valle Giumentina

Sin dal Paleolitico i diversi habitat della Maiella erano frequentati da bande di cacciatori-raccoglitori. Sono infatti numerose le testimonianze di stazioni in grotta e all’aperto che ci attestano usi diversificati della montagna e delle sue risorse dirette ed indirette, in particolare la caccia ai grandi mammiferi e la ricerca di affioramenti di selce da cui ricavare strumenti.

Questi siti costituivano, nel sistema di vita delle bande paleolitiche basato sul nomadismo, accampamenti stagionali o nei quali venivano svolte specifiche attività. I primi individui appartenevano alla specie homo erectus, in epoche successive saranno homo sapiens neanderthalensis  e homo sapiens sapiens. Scarse ad oggi sono le testimonianze mesolitiche.

I gruppi umani che con gli oggetti litici hanno lasciato traccia delle loro diverse tecnologie e culture, hanno frequentato le sponde dell’antico lago della Valle Giumentina prima e durante la penultima glaciazione (Riss), durante l’ultimo interglaciale (Eemiano) ed il primo stadio dell’ultima glaciazione (Wurm) in un arco cronologico che va da circa 500.000 a 40.000 anni da oggi. In questo esteso periodo di tempo l’uomo ha dovuto più volte trovare nuovi equilibri con la vegetazione, la fauna e le forme del paesaggio in conseguenza delle diverse condizioni climatiche che alternavano periodi freddi, aridi, a periodi caldi.

La selce che veniva lavorata si rinviene abbondante negli affioramenti rocciosi della Maiella settentrionale, ma di volta in volta ciascun gruppo umano ha scelta ed utilizzato solamente alcuni tipi. Gli scarsi resti di fauna rinvenuti negli scavi attestano la caccia alla grande selvaggina quale l’orso ed il cervo. Altri siti più elevati in quota o nelle valli pedemontane sembrano posti lungo persistenti percorsi tra il piano, l’antico lago di Valle Giumentina e la montagna, assecondando i principali lineamenti morfologici.

I tholos

Nella valle Giumentina e in modo particolare nella zona di Roccamorice è possibile osservare costruzioni in pietra a secco di svariate dimensioni, rotonde e con copertura conica: i tholos. Sono stati costruiti probabilmente dall’ottocento come ripari per uomini ed animali, fienili, piccoli magazzini. I pastori-contadini avevano necessità di liberare il terreno da coltivare dalle pietre e con il materiale raccolto venivano costruiti muretti di recinzione e tholos.

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La costruzione veniva realizzata partendo da un muretto circolare di pietre, una sorta di enorme anello, sul quale ne veniva sovrapposto uno di diametro leggermente minore, quindi spostato di qualche centimetro verso l’interno, finché non si raggiungeva la punta, dove c’era spazio per un’unica, ultima pietra e la struttura assumeva una forma simile a quella di una cupola. Non veniva sfruttato dunque neanche il principio della volta ad arco e la stabilità della capanna era garantita dalla spinta reciproca dei diversi livelli e delle pietre.

I tholos erano realizzati a mano, con uso di leve rudimentali e di forza animale. Erano normalmente ad un piano e senza finestre, raramente a due o tre piani o con piccole finestre; potevano presentare nicchie per riporre attrezzi e materiali e piccole vasche per raccogliere l’acqua piovana. A volte contenevano anche un giaciglio, sollevato da terra.

Proprio per preservare questo autentico tesoro, sono stati realizzati progetti di recupero e restauro. Alcune capanne sono utilizzate ancora oggi.

Sitografia valle Giumentina

Bibliografia

  • AAVV, La presenza dell’uomo sulla Maiella, museo “P. Barrasso”    Caramanico

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