Re dei fuochi d’artificio, patriota. Nacque a Città Sant’Angelo nel 1847 e morì nel 1907 a seguito di una violentissima esplosione nella storica fabbrica di Vico Torrette.
Un destino da re dei fuochi
Pasquale Baiocchi fin da bambino dimostrò una particolare passione per la polvere pirica quando, dopo le feste religiose, si divertiva con i compagni a raccogliere i candelotti inesplosi per studiarli e farli esplodere.
In verità questa sua irrefrenabile passione il giovane Baiocchi dovette coltivarla in modo discontinuo e di nascosto dei suoi genitori non proprio favorevoli ad assecondarla.
Compì i primi studi nel suo paese per essere poi mandato nel 1860 a Chieti per completare gli studi classici nel Reale Liceo. Nel 1866, a diciannove anni abbandona tutto e si arruola con i volontari di Garibaldi per partecipare alla terza guerra d’Indipendenza. Combattè gli Austriaci a Storo (TN) dove al comando della sua squadra, che seguiva quella di Garibaldi, si distinse per coraggio essendo stato tra i primissimi a conquistare la posizione nemica. Nella seconda metà di luglio del 1866, i combattimenti si intensificarono fino alla storica presa di Bezzecca dove Baiocchi e il conterraneo Vincenzo Basile entrarono per primi tra cumuli di cadaveri nemici.
Il garibaldino
Dopo l’armistizio di Cormons, 12 agosto 1866, Baiocchi fa ritorno a Città Sant’Angelo da vittorioso combattente e raccontando in famiglia le drammatiche vicende vissute al fronte, non nasconde come, in alcune occasioni, avesse realizzato fuochi d’artificio con la polvere dei proiettili inesplosi dei nemici per alleviare le tensioni dei suoi commilitoni nei bivacchi notturni.
La sua permanenza a casa però non durò molto, di lì a qualche mese il forte richiamo di Garibaldi lo porterà nell’Agro Romano a combattere per l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia. Durante l’avvicinamento a Roma fu fatto prigioniero a Nerola il 18 ottobre 1867 e condotto a Castel Sant’Angelo prima e nel carcere di Civitavecchia dopo, dove rimase per due mesi.
Anche da questa drammatica esperienza uscirà indenne e nel gennaio del 1868 viene congedato col grado di Caporal Maggiore. Al suo ritorno a Città Sant’Angelo, però, la famiglia, che non aveva approvato la sua partecipazione alla guerra contro il Papato, non lo accetta in casa. Solo una successiva mediazione del Sindaco riuscirà a risolvere positivamente la controversia. Il 2 giugno 1868, per meriti acquisiti sul campo, il Comune angolano lo nomina Sottotenente della Guardia Nazionale Italiana.
Amore per la musica
Nella tranquillità della sua cittadina, si forma una famiglia e si dedica ad un’altra sua grande passione: la musica. Nel 1869 si trasferisce a Napoli per perfezionare la sua conoscenza del violino presso il Conservatorio San Pietro a Majella, arrivando a diventare secondo violino di spalla nell’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli.
La sua indomita passione per l’arte pirotecnica, però, lo portò a frequentare i più famosi stabilimenti pirotecnici della città partenopea dove ebbe modo di migliorare la sua personale esperienza fino a realizzare fuochi innovativi che gli valsero grandi manifestazioni di stima. Con questo prezioso bagaglio tecnico, torna definitivamente a Città Sant’Angelo nel 1871 dove, a soli 24 anni, impianta uno stabilimento pirotecnico tutto suo. Da qui cominciò la sua straordinaria ascesa come maestro di fuochi d’artificio, ottiene in breve tempo grande popolarità e larghi consensi vincendo gare in campo nazionale ed internazionale.
Il re dei fuochi

Il 4 luglio 1907 fu invitato dal Comune di Napoli per una grande festa in onore di Giuseppe Garibaldi; per l’attaccamento al “suo” generale, Baiocchi accettò e si esibì in uno spettacolo pirotecnico fuori dall’ordinario. Fu quello, però, anche il suo ultimo spettacolo. Don Pasquale Baiocchi, il re dei fuochi, morì una settimana dopo in una esplosione nel suo stabilimento insieme ad altri sette operai, dovuta all’imprudenza di un
suo dipendente, erano le ore 17 del 10 luglio del 1907.
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