Il Natale in Abruzzo è molto sentito ed è celebrato con particolare solennità. Natale è tempo di speranza, di compostezza, di attese positive per un mondo migliore, di buoni auspici, di riscoperta del grande valore della fratellanza. E’ la celebrazione degli affetti familiari più forti, della solidarietà, dei legami profondi, dei legami intergenerazionali.
Natale è una festa da passare in famiglia, è la riunione di figli, genitori e nonni. Anche chi è andato lontano per lavoro cerca a tutti i costi di tornare e stare con i suoi per onorare le proprie radici. Tutti si mostrano rigorosamente con un vestito a festa.
Natale in Abruzzo nel 2020
Non possiamo dire che tutto sia rimasto uguale negli ultimi decenni perché il consumismo, dovuto al maggiore benessere, è arrivato anche in Abruzzo, compreso il consumismo più sfrenato, che oggi, a causa della crisi economica, appare più contenuto. Le mode globali portano nuove abitudini come il pranzo fuori casa (prima impensabile) e la sostituzione del ritrovo familiare con un lungo viaggio nei paesi caldi.
Per chi resta nel solco della tradizione i momenti culminanti sono la notte della vigilia e il pranzo: non esiste una regola generale a livello regionale su quale sia il momento prevalente, a volte le abitudini cambiano da famiglia a famiglia. Nella zona del pescarese, rispetto alla tradizione, si dà oggi meno importanza alla notte della vigilia, che un tempo, nella famiglia patriarcale, era ricco di rituali in cui si invocava la prevalenza del bene sul male.
Le famiglie passano la sera di Natale insieme e i giovani di solito si riuniscono insieme nei locali. Ancora abbastanza sentita è la partecipazione alla messa di mezzanotte che tradizionalmente porta alla rito della nascita del bambinello. Anche se il numero dei credenti diminuisce, molte persone che non vanno in chiesa per tutto l’anno lo fanno invece a Natale: sono i cosiddetti natalini, un fenomeno che sta ad indicare come questa festività vada oltre gli aspetti religiosi e liturgici per assumere una veste quasi laica di predisposizione e ricerca del bene.
Le tradizioni
Sta scomparendo il magico rito del ceppo. La tradizione vuole che si lasci ardere un ceppo dalla notte della Vigilia di Natale fino alla notte di Capodanno, senza farlo mai spegnere. Il ceppo che arde, lu tichie o técchie nel camino, chiamato lu pézze a Campli, la stèlla a Teramo, lu tizzone a Pietracamela, ju ciòccn all’Aquila, Pescina, Celano, Avezzano, ju capezzone a Pescocostanzo e Roccaraso, simboleggia l’anno che volge al termine portando via con sé ogni cosa, bella e brutta, gettando nell’oblio tutti gli eventi accaduti nel corso dell’anno. In alcuni luoghi si lasciava da mangiare proprio al tecchio; altrove i resti del fuoco venivano usati per altri riti propiziatori, in altre zone la notte di San Silvestro la cenere del ceppo arso veniva sparsa nella terra per renderlo fertile per il nuovo anno.
Resistono alcune altre usanze. Nel borgo di Tufillo, il 24 dicembre si celebra la notte dei Faugni. Le origini di questo rito si perdono la notte dei tempi. La farchia, un tronco lungo 20 metri, è la protagonista di questo rito propiziatorio. A mezzanotte del 24 dicembre il rito si compie dinanzi alla chiesa di Santa Giusta dove viene benedetta e bruciata per illuminare la notte più santa tra canti natalizi e dolci tipici.
Altri riti legati al fuoco si sono svolti nel tempo. A Nerito di Crognaleto (Te) gli abitanti del borgo, accatastano nella “Piazza di sopra” intorno alla “stanga”, un grande palo di circa dieci metri, quintali di legna a cui danno fuoco. Anche ad Opi (Aq)si svolge una pittoresca fiaccolata. A Pescassseroli (Aq) la sera della vigilia di Natale viene acceso nella piazza della chiesa madre un grande falò alto più di dieci metri con enormi tronchi. La notte del 24 dicembre, poco prima della mezzanotte, per le stradine del piccolo borgo di Santo Stefano, frazione del comune di Sante Marie, si svolge una processione di fiaccole (‘ntosse) che anima e illumina le vie del paese, le torce sono realizzate con querciole spaccate e riempite con stecche o sono fasci di ginestre ben secche.
Un altro rito interessante si celebra il 23 dicembre a Lanciano: la squilla. Un’usanza molto sentita tra i frentani che nel pomeriggio partecipano ad una processione da Piazza Plebiscito per raggiungere la chiesetta dell’Iconicelle, così come fece l’arcivescovo Paolo Tasso nel lontano 1607 rievocando idealmente il tragitto di Giuseppe e Maria.
Gli zampognari
Cosa evoca più nell’immaginario collettivo il Natale del suono della zampogna? Eppure è una tradizione che sta scomparendo sia nella forma episodica ed occasionale che nella forma tradizionale di novena.
In ambiente urbano la zampogna viene associata immediatamente al Natale, perché di fatto si sente nei grandi centri urbani si usa solo nel periodo natalizio, quando i pastori della montagna scendono in città, in abiti tipici, suonando con le loro zampogne motivi natalizi tradizionali per ricevere offerte dai passanti.
Per la novena di Natale erano sempre gli stessi zampognari che ritornavano nello stesso paese o rione; venivano dai paesi di montagna e anche dal Molise (Scapoli). Ogni anno si ripeteva lo stesso rituale: all’inizio delle novene lo zampognaro intonava camminando la nenia e il suonatore di ciaramelle accennava alla distribuzione del Santino raffigurante la Natività. Una volta effettuata la distribuzione delle immaginette e stipulato un tacito accordo tra suonatori e famiglie, si passava nel giorno successivo ad iniziare la novena. Dato che il cammino era lungo, capitava che la dolce nenia della novena venisse ascoltata nella ore più disparate della giornata e per tanto tempo. Trascorsi i nove giorni gli zampognari venivano ricompensati con offerte in natura (olio, grano, ecc.) o in denaro.
I presepi
Il Presepio nella nostra regione ha una tradizione antichissima. La tradizione assegna a Penne il primo presepe d’Abruzzo, allestito il 25 dicembre 1225 dal beato Agostino d’Assisi. L’esemplare più antico di presepe domestico pare sia presso la casa della nobile famiglia Piccolomini di Celano in quanto la sua esistenza viene menzionata in un Inventario proveniente dal Castello di Celano redatto nel 1567.
I presepi folcloristici si sono tramandati fin dai tempi antichi in Abruzzo. Alla tradizione del presepe popolare è collegato il Presepe vivente, di grande contenuto mistico. I più famosi “presepi viventi” d’Abruzzo sono quelli di Rivisondoli il 6 gennaio (il più antico), di Cerqueto di Fano Adriano (Te) e delle grotte di Stiffe.
Siamo nel 2020 e non possiamo non aggiungere all’elenco dei presepi famosi il presepe monumentale di Castelli, quest’anno esposto a Piazza San Pietro cuore della cristianità. E’ formato da statue di ceramica a grandezza maggiore del naturale ed è stato realizzato, nel decennio dal 1965 al 1975, da allievi e docenti del locale istituto d’Arte “F.A. Grue”, attuale liceo artistico statale per il design.
Tanti “presepi viventi” vengono allestiti nella nostra regione. Un elenco completo si trova si trova sulla pagina di Abruzzo-turismo.
L’immaginario arcaico
Intorno al Natale in Abruzzo c’è anche un immaginario di credenze. La mancanza della luna il 25 dicembre annuncia un inverno rigido, la luna piena il tempo buono e di buon augurio per le raccolte e per la salute, il buon tempo di Natale annuncia un’invernata lunga, il cattivo tempo un’invernata breve.
Secondo antiche credenze chi nasce la notte de Natale se è maschio è un lupo mannaro, se è femmina una strega, mentre quelli che nascono a mezzanotte in punto avranno destini straordinari o saranno fate, folletti e pantafiche. Da qui una serie incredibile di rimedi per scongiurare questi eventi.
A mezzanotte, gli animali possono parlare, ma le sole anime innocenti possono intendere quelle voci, chiunque altro ne morrebbe, perciò era usanza sfamarli in abbondanza perché parlando non maledicessero il padrone. Nel momento della nascita del Bambino, gli asini s’inginocchiano, e le punte delle corna delle bestie bovine diventano luminose. Quando le campane suonano il Gloria, chi pianta i garofani avrà i fiori ogni mese.
I piatti natalizi
Alcune famiglie prediligono concentrare i festeggiamenti alla cena della Vigilia di Natale, mentre altre famiglie preferiscono dedicarsi ai festeggiamenti soprattutto durante il pranzo del 25 dicembre.
Il giorno della Vigilia di Natale in Abruzzo non si mangia carne e bisognerebbe cenare magro. In realtà in alcuni paesi si usa mangiare più volte secondo credenze locali. I piatti più usati: fedelini con sarde e alici (o tonno), merluzzetti, cavolfiore, broccoli, cavoli, l’ fuje shtrascinit, zuppe di ceci e fagioli, baccalà arrosto o fritto in pastella, castagne, fichi secchi e noci. E poi i dolci tradizionali, molto ricercati dai buongustai: le sfuiatell, o i cagionetti, i susamielli nell’Alto Sangro, i torcinelli nel pescarese. Insomma una bella cena magra!
Per il pranzo di Natale si spazia dalla carne al pesce, dalle minestre di ortaggi ai timballi di crêpe, fino ad arrivare ai dolci a base di mandorle o ai dolcetti farciti con marmellate di vario genere, anche di ceci. I piatti natalizi possono differenziarsi di zona in zona, di città in città e, persino, di famiglia in famiglia. Ecco alcuni primi piatti:
- minestra di cardi: piatto tipico del pescarese del giorno di Natale. Delicato nel sapore e composto con uova, noce moscata e parmigiano, tutto unito a brodo di carne e con le pallottine di carne.
- scrippelle ‘mbusse: ovvero classiche crepès ma con ripieno di pecorino grattugiato e trito di prezzemolo, o con condite con pezzetti di scamorza e di uova, immerse in brodo di pollo.
- La lasagna abruzzese, detta anche timballo, è una vera golosità fatta di vari strati di crespelle intervallati da un condimento di ragù, pezzetti di scamorza e di uova sode tritate grossolanamente.
- timballo di scrippelle disposte in una teglia e condite con della scamorza, dei pezzetti di uova sode e dei carciofi impanati e fritti, il tutto disposto a strati similmente alle lasagne al forno.
- le virtù, un minestrone contenente 7 ingredienti principali più altri ingredienti secondari di varia natura, tipiche del teramano.
- maccheroni alla chitarra, una sorta di spaghettoni all’uovo a sezione quadrata, preparati con il classico telaio di legno di faggio.
Tra i secondi, l’indiscussa protagonista è la carne, preferibilmente accompagnata da patate al forno. Tra i piatti che richiamano la tradizione pastorale e le proposte più innovative, c’è solo l’imbarazzo della scelta: l’arista alle prugne, il rollè farcito, l’arrosto misto, il tacchino e l’agnello.
I dolci PAT
Il dessert è un altro punto forte della cucina abruzzese. Qui elencherò solo i prodotti PAT, prodotti tipici dell’Abruzzo riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole; in realtà nelle tavole abruzzesi sono presenti ormai anche i prodotti natalizi delle altre regioni.
- parrozzo, è un dolce tipico abruzzese a base di mandorle e con copertura al cioccolato, preparato principalmente in occasione del Natale,
- sise delle monache o tre monti, prelibato dolce tipico di Guardiagrele, caratterizzato da tre protuberanze di pan di Spagna, farcito con crema pasticcera
- sfogliatelle abruzzesi, dolcetti sfogliati ripieni di confettura di uva con cioccolato, mandorle e, a piacere, anche un po’ di liquore
- bocconotti, dolci di pasta frolla farciti con marmellata di uva
- cagionetti, calgionetti, caggiunitt’, caggionetti, dalla forma di un raviolo e con ripieno che varia a seconda della zona di produzione (pasta di ceci, marmellata,ciaccolata), anche se la tradizione lo vuole a base di castagne e cannella.
- turcinil, dolci morbidissimi fritti a base di patate che si spolverano di zucchero
- croccante di mandorle o croccante di Natale, è una tavoletta sottile, dura e croccante di colore bruno ambrato formato da mandorle e zucchero
E infine i torroni tipici:
- torrone di Guardiagrele, si tratta più propriamente di un croccante, costituito da mandorle intere tostate mescolate a zucchero, cannella e frutta candita.
- torrone tenero al cioccolato aquilano Nurzia, nella forma tipica a barrette, di colore marrone cioccolato, con le nocciole visibili sui lati
- torrone tenero al cioccolato di Sulmona, in forma di stecca, è costituito da un impasto morbido, costituito da nocciole tostate, visibili sui lati tagliati con un foglio di ostia alla base e uno a copertura della stecca.
Come se non bastasse, per arricchire e vivacizzare i pranzi e le cene delle festività invernali abruzzesi, non si possono trascurare i vini abruzzesi DOC, bianchi come il Trebbiano o rossi come il Montepulciano, oltre ai vini fatti in casa.
Il menu di Natale in Abruzzo è un autentico tripudio di sapori e colori, una sintesi raffinata di eccezionali prelibatezze in cui il gusto, la qualità e la tradizione si amalgamano armoniosamente.
Sitografia
- abruzzoturismo
- zampogneeciaramelle.it
- terraecuore.net
- https://www.abruzzoturismo.it/it/presepi-viventi-abruzzo
- https://abruzzoturismo.it/it/da-castelli-san-pietro-un-presepe-rinascere
- eccellenzemeridionali.it
- video
- video
Bibliografia
- Gennaro Finamore, Credenze, usi e costumi abruzzesi. Raccolti dal vivo tra la gente nelle varie contrade d’Abruzzo, Polla, 1998
- Antonio Bini, Li chiamavano pifferari. Zampognari mito dell’Abruzzo pastorale, Menabò, 2013
- Antonio Bini, Zampognari mito dell’Abruzzo pastorale, Menabò, 2020
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