La famiglia in Abruzzo tra ‘700 e ‘800: IPERTESTO
La penisola italiana era stata toccata nel 1792/93 dal conflitto che opponeva la Francia alle potenze europee; gli stati italiani presero tutti posizione contro la Francia rivoluzionaria e i sovrani napoletani reprimono con durezza i napoletani che appoggiavano le dottrine francesi.
Successivamente nel 1796 Napoleone trionfò in Italia al comando dell’armata d’ Italia che otteneva una serie di rapide e inaspettate vittorie che contribuì a far imporre la figura di Napoleone sulla scena politica europea, inoltre da questa impresa nascevano le Repubbliche giacobine: la cisalpina, la ligure, la romana e la partenopea. Nel gennaio 1798, il re di Napoli si sentì minacciato e rinforzò le difese del suo regno stringendo anche nuove alleanze.
Ferdinando IV decise di reprimere la guerra contro la Francia e le truppe napoletane ottennero anche alcuni successi inchiodando i francesi nelle loro posizioni intorno a Napoli senza poter avanzare. Nel frattempo dentro la città, i giacobini erano convinti che solo il crollo della monarchia avrebbe garantito libertà. Il re e la regina fuggono dalla città lasciando come vicario Pignatelli; Napoli era smarrita e le casse dello Stato erano vuote. I napoletani nutrivano un forte odio contro i francesi poiché erano stati descritti ai loro occhi come nemici religiosi, assassini e profittatori.
Pignatelli dovette negoziare una tregua intanto tra i rappresentanti della città si apriva un dibattito sul da farsi. La situazione interna stava precipitando, così Pignatelli fuggì lasciando il suo popolo coperto nell’ombra infatti poco dopo Napoli venne assediata dai francesi e nel 1789 venne proclamata la Repubblica.
Gli intellettuali erano estranei rispetto al potere, all’organizzazione e l’amministrazione dello Stato; erano lontani dalla società civile e del popolo e proprio per questo le riforme non vennero attuate infatti l’ intellettuale rimaneva l’ ispiratore della riforma ma non riusciva a tradurla in un organico efficace poiché non aveva l’ appoggio delle masse.
Questo riformismo venne definito debole in quanto fu caratterizzato da forti limiti, quali incertezze, esitazioni, contraddizioni. Gli anni ’80 furono per i philosophes napoletani i più fecondi in quanto fu riformato il sistema dell’ istruzione secondaria e fu rinnovata nei corsi di studio e nella struttura anche l’ università.
L’azione riformatrice della Repubblica fu consistente ma limitata: a Napoli la nuova Costituzione si ispirava a quella francese del 1795 e prevedeva un potere legislativo bicamerale e un organo esecutivo composto da 5 o 6 membri. Furono soppressi i titoli nobiliari e i privilegi feudali, eliminate le prestazioni servili, abolite le giurisdizioni baronali e le decime, incamerati i beni della chiesa, proclamata l’inuguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, la parità dei culti, la libertà di pensiero, di stampa e di associazione. Questa azione riformatrice venne criticata per la sua astrattezza ovvero l’ idealismo di governanti e intellettuali mossi da nobili intenzioni ma incapaci di capire la situazione concreta e porvi rimedio. Per i moderati si trattava di chiarire che libertà non significa arbitrio e che l’uguaglianza andava intesa in senso giuridico. I democratici rivendicavano invece l’esigenza di riforme concrete in grado di ridurre le differenze. La rivoluzione napoletana è fallita innanzi tutto per la stretta dipendenza dal sostegno francese che comportò la mancata formazione di eserciti autonomi, un sistematico sfruttamento finanziario da parte della Francia con una pesante intrusione nella vita politica della Repubblica. Altre cause risiedono nella contraddittorietà dell’ azione riformatrice infatti errori ed abusi screditarono i governi agli occhi non solo delle masse ma degli stessi patrioti. Un’ altra causa fu il difficile o mancato rapporto tra i giacobini e le masse urbane e contadine sottolineando il distacco tra gli intellettuali rivoluzionari e il popolo.
Nella seconda metà del ‘700 e in seguito dell’800 si trasformano le relazioni familiari; in particolare comincia a declinare la prassi dei matrimoni combinati e tra la borghesia si afferma la tendenza a scegliere liberamente il coniuge sulla base dell’ affetto reciproco. La nuova mentalità comporta maggiore attenzione per i figli nonché un diverso ruolo della donna all’interno dell’ unione familiare.