Gole e canyon in Abruzzo

Per la sua conformazione orografica in gran parte collinare e montagnosa, l’Abruzzo presenta tante vallate strette, forre, canyon, grotte, fiumi sotterranei, modellati dall’acqua nel corso di millenni. Per chi si vuole immergere in una natura boschiva molto wild ci sono tanti itinerari adatti a famiglie; altri presentano difficoltà notevoli e sono adatti a specialisti allenati e attrezzati.

Senza alcuna pretesa di esaustività si indicano i percorsi più facili, percorribili in poche ore anche da famiglie con bambini, con un minimo equipaggiamento. Gli itinerari sono percorribili anche senza guida, anche se la presenza di una persona esperta ci permette di osservare maggiori dettagli.

Gole del Sagittario

Gole del Sagittarioabruzzo
Le spettacolari Gole del Sagittario wikipedia

Le Gole del Sagittario, scavate dal fiume omonimo, si trovano a partire nel comune di Villalago e proseguendo nei comuni di Anversa degli Abruzzi e Cocullo, in provincia dell’Aquila. Si possono ammirare altissime falesie, rupi, sorgenti, cascate, ponti e corsi d’acqua color smeraldo.  Al loro interno è istituita la Riserva naturale guidata Gole del Sagittario.

Gole di Fara San Martino

Gole di Fara San Martino
Ingresso gole di San Martino Wikipedia

Le Gole di San Martino sono l’ingresso ad uno dei più lunghi valloni appenninici, il vallone di Santo Spirito che da Fara San Martino sale sul tetto della Majella. Il bellissimo valico è costruito dall’erosione provocata dal Fiume Verde, realizzando un vallone che arriva fino al borgo. L’ambiente è aspro e roccioso e, a causa della natura carsica del suolo, non presenta acqua superficiale.

Inizialmente le pareti sono strette, si allargano via via che ci si avvicina ai resti del Convento di San Martino. Si tratta di resti di un monastero tornato alla luce nell’800, dopo una frana lo seppellì di detriti. Probabilmente il monastero sorse su un insediamento eremitico e subì, dal IX al XVIII secolo, continui rifacimenti, divenendo un luogo di rifugio e spiritualità per monaci ed eremiti.

Le gole danno ospitalità a diverse specie di uccelli tra cui l’aquila reale, il falco pellegrino e il lanario.

Gole del Salinello

1280px Gole del Salinello overview panoramio
Gola del Salinello Wikipedia

Le Gole Del Salinello sono un enorme canyon scavato dall’acqua del fiume omonimo, situate in provincia di Teramo, nel territorio del massiccio dei Monti Gemelli, scavate dal fiume Salinello, rappresentando tra i maggiori esempi di erosione dell’appennino centrale. Al suo interno è istituita la Riserva regionale Gole del Salinello. L’enorme canyon è costellato di grotte di origine carsica, alcune abitate sin dal paleolitico superiore, circa 10.000 anni a.C.

È un territorio ricco di sorgenti, anche sulfuree e ferruginose, cascate, ruscelli, laghi e grotte; importante è anche il patrimonio naturalistico con le sue foreste di faggi, querce e castagni, alberi di roverella, nocciolo, leccio e ornello, verdi prati fioriti, le famosissime orchidee e stelle alpine. Notevole anche la varietà e la rarità della fauna; nella riserva vive il raro geotritone italico, piccolo e timido anfibio amante delle grotte e degli anfratti.

Molti sono gli itinerari e le escursioni praticabili all’interno delle Gole del Salinello; si consiglia di accedere dalla frazione di Ripe del comune di Civitella del Tronto o dal piccolo borgo di Macchia da Sole, frazione del comune di Valle Castellana. Da vedere la Grotta Sant’Angelo, costruita in una grotta naturale, l’Eremo di S.Maria Scalena, la Grotta Eremo di San Marco, l’Eremo di San Francesco alle Scalelle,  il piccolo convento di S.Benedetto alle Cannavine, in località Macchia da Sole, la spettacolare cascata, “Lu Caccheme”,  situata proprio all’inizio delle Gole.

Gole di Pennadomo

Un percorso di circa 400 metri, con le pareti rocciose, davvero spettacolari e vertiginose, che mostrano altissimi colonnati con numerose stratificazioni e pieghe, dalle infinite tonalità di grigio e marrone.

Seminascosta dietro un imponente masso, incastonata tra le rocce, proprio alla fine del canyon si giunge di fronte alla splendida cascata del fiume San Leo o anche chiamata cascata della Gran Giara.

Gole di Celano

Gole di Celano 4
Ingresso gole di Celano Wikipedia

Le Gole di Celano (o di Celano e Aielli) sono un luogo naturalistico molto suggestivo incastonato nell’Appennino centrale, scavate per più di quattro chilometri dal torrente Rio La Foce; si estendono dal territorio di Celano, Aielli e Ovindoli, la Valle d’Arano, i rilievi del Monte Tino (o Serra di Celano), la Serra dei Curti, il Monte Etra ed il Monte Savina. 

Il percorso, inizialmente leggero, conduce al tratto del canyon meraviglioso, conosciuto come la “Fonte degli Innamorati”, dove l’acqua scende giù seguendo il profilo della roccia. Proseguendo si trovano i ruderi dell’antico Monastero celestiniano di San Marco alle Foci, uno dei più antichi d’Abruzzo. La cosiddetta “Traversata delle gole” si conclude con l’arrivo presso la Valle D’Arano fino al margine meridionale dell’altipiano di Ovindoli.

Il percorso, inizialmente leggero, ma caratterizzato da una parte più angusta ed impervia, diventa più duro, ma molto paesaggistico, quando si raggiunge il versante boscoso e le ripide balze rocciose. E’ consigliabile fare il percorso durante i mesi estivi o a primavera inoltrata, quando le rocce e le pareti sono asciutte, evitando coì le stagioni più fredde delle piogge e della neve, in quanto il corso d’acqua potrebbe crescere in maniera esponenziale.

Oltre alla vasta presenza di vegetazione, lungo tutto il tratto è possibile incontrare numerose specie animali, come il grifone reale, il gufo reale, il falco pellegrino, gli scoiattoli e qualche volta anche dei cinghiali.

Valle del fiume Orfento

1280px Fiume Orfento ponte di legno
Valle dell’Orfento wikipedia

L’Orfento nasce dalla Maiella ed è un affluente del fiume Orta che a sua volta va a confluire nel fiume Pescara. Ha eroso nel corso di milioni di anni, una stretta forra oggi ricoperta da una fitta vegetazione riparia in cui spiccano i salici, le felci ed i muschi, nel comune di Caramanico.

L’ambiente è molto suggestivo: un’imponente parete strapiombante “incombe” su tutta la zona, il fogliame degli alberi filtra la luce solare che conferisce all’acqua del fiume un caratteristico colore verde, mentre nei mesi di aprile e maggio le piccole radure sono invase da meravigliose fioriture di anemoni, primule e ciclamini.

Il percorso è reso ancora più suggestivo da una serie di ponti in legno, necessari per attraversare in più punti il fiume che scorre fragoroso sotto i tuoi piedi. Si prosegue attraversando i ponti, con un continuo saliscendi che porta nei pressi di una cascata, realizzata artificialmente per incanalare l’acqua del fiume ed utilizzarla per muovere le macine di un antico mulino. Particolarmente abbondanti, grazie alla costante umidità, sono le felci: la lingua cervina, il polipodio e la capelvenere.

La Valle dell’Orfento dal 1971 è Riserva Naturale dello Stato ed affidata in Gestione al Corpo Forestale dello Stato. Dal 1991 l’Orfento è entrato a far parte del territorio del Parco della Majella.

La valle è oggi percorsa da una articolata rete di sentieri con punti di accesso su ambedue i versanti: dall’abitato di Caramanico Terme partono i due sentieri per il Ponte del Vallone e per le Scalelle, mentre a valle del paese si può accedere dal ponte sulla strada provinciale n° 487.

Gole di San Venanzio

Gole di San Venanzio
Le gole di San Venanzio Wikimedia

Tra il monte Mentino e monte Urano, a ridosso del Parco Regionale del Sirente-Velino, a pochi chilometri dal Parco Nazionale della Majella, nel comune di Raiano, le impetuose acque del fiume Aterno hanno scavato e modellato la pietra nel corso dei millenni creando sei chilometri di gole e un paesaggio meraviglioso ed impervio.

Le Gole di San Venanzio preservano ancora oggi il fascino di un tempo, una valle stretta tra due monti, vegetazione selvaggia, pareti di roccia che si stagliano al cielo ed in mezzo l’energico fragore del fiume. Qui tra le due pareti di rocce calcaree nidificano molte specie animali di reale importanza: l’aquila reale, il falco lanario, il pellegrino, il lodolaio.

Dalle pitture rupestri all’acquedotto Romano delle Uccole, completamente scavato nella roccia, fino al vecchio mulino lungo il fiume, l’impronta dell’uomo sulla valle è il racconto reale di una storia millenaria.

Si narra che qui passò il corteo Papale che accompagnava all’incoronazione Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V.

Qui tradizione vuole che, si rifugiò Venanzio da Camerino, martire della Chiesa. Secoli dopo, su una roccia a strapiombo sul fiume, fu eretto in sua memoria  l’eremo di San Venanzio, che segna il confine tra il paesaggio delle gole di San Venanzio e quello della pianura agricola della conca Peligna.

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