Roma e il Lazio hanno dato i natali a tanti papi. Fino ai secoli V e VI il papa era il papa di Roma e dei romani, eletto dalla autorità civili e militari di Roma e acclamato dai romani. Solo successivamente, con l’allargamento dei vescovadi a tutta l’Italia e con la creazione di nuove figure di supporto alla amministrazione della chiesa come i cardinali, la chiesa di Roma diventa una organizzazione più articolata che guarda ad un territorio più ampio e che vede la presenza di religiosi provenienti da tutte le regioni. Del resto, anche nei secoli successivi, intorno alla curia romana hanno ruotato potenti famiglie, come gli Orsini e i Colonna, che hanno condizionato la nomina di cardinali e papi.
I papi abruzzesi sono: Innocenzo VII e San Bonifacio IV, nati sicuramente in Abruzzo; Celestino V che, pur essendo nato in Molise, ha vissuto nella regione la parte più importante della sua vita; potremmo aggiungere Paolo IV, napoletano, vescovo di Chieti nel 1503. Abruzzese è anche l’antipapa Niccolò V.
L’Annuario Pontificio (ultima edizione 2024) è la fonte ufficiale utilizzata sia per l’elenco sia per i luoghi di nascita e le datazioni degli anni di pontificato; la sua intestazione recita: “I Sommi Pontefici Romani secondo la cronotassi del Liber Pontificalis e delle sue fonti (con le correzioni opportune secondo i risultati della scienza storica fino ad oggi)”. L’elenco più completo mi sembra quello sintetizzato da it.cathopedia.org.
Celestino V
Quando si parla di papa abruzzese si pensa subito a Celestino V, ossia a Pietro Angelerio del Morrone, un religioso che ha lasciato nella regione tante tracce nei lunghi anni di ritiro tra Maiella e Morrone; un papa di cui si è parlato tanto, con punti di vista differenti, dal XIII sec. ad oggi. Ma se per la chiesa Celestino V è abruzzese a tutti gli effetti, data la consuetudine di assegnare il luogo in cui il santo ha svolto maggiormente attività spirituale, non lo è per l’anagrafe. Veramente non sappiamo esattamente dove è nato e quando, ma è una disputa che sembra riguardare paesi del Molise o forse campani. Dunque Celestino V è storicamente considerato molisano. Di Celestino V abbiamo trattato qui.
Innocenzo VII
Nato Cosimo de’ Migliorati (Sulmona, 1336 circa – Roma, 6 novembre 1406), è stato il 204º papa della Chiesa cattolica dal 1404 alla morte. Regnò durante il difficile periodo dello Scisma d’occidente, mentre il papa rivale (antipapa), Benedetto XIII, regnò da Avignone.
Cosmato (Cosimo, Cosma) Migliorati proveniva da una famiglia nobile, di tradizioni militari ma con interessi anche in campo mercantile. Entrato nel clero secolare, tra i suoi primi incarichi vi fu quello di rettore della chiesa di S. Maria Annunziata di Sulmona. Si distinse per i suoi studi sia nel diritto civile che nel diritto canonico, che insegnò per un certo periodo nelle Università degli studi di Perugia e di Padova.
Dal 1373 Cosmato appare nei documenti anche con il titolo di arciprete della città. Sotto il pontificato di Bonifacio IX, Cosmato ricoprì incarichi di rilievo sia a Roma, dove divenne camerlengo della città, sia in Italia. Nel 1390 fu nominato legato apostolico in Lombardia e Toscana, con il delicato compito di trattare la pacificazione tra Galeazzo Visconti e i Comuni di Bologna e Firenze.
Il 1° ott. 1404 Bonifacio IX morì: il 12 dello stesso mese il Collegio cardinalizio si riunì in conclave, sotto le pressioni dei Romani in agitazione. Ciascun papabile, prima di entrare in conclave, aveva giurato che, in caso di elezione, avrebbe perseguito con ogni mezzo l’estinzione dello scisma, anche con l’abdicazione se necessario, e avrebbe convocato al più presto un concilio ecumenico. Rapidamente, il 17 ott. 1404, Cosmato Migliorati venne eletto papa e, quindi, consacrato con il nome di Innocenzo VII. Ma già due giorni dopo Ladislao d’Angiò Durazzo, re di Napoli, si trovava alle porte dell’Urbe.
Le travagliate vicende politiche del suo breve pontificato non impedirono a Innocenzo VII di avviare una prestigiosa politica di mecenatismo culturale. Il 1° sett. 1406 emanò infatti la bolla Ad exaltationem Romanae Urbis allo scopo di potenziare l’Università romana, incrementando la facoltà delle arti e creando nuove cattedre. Nel documento, redatto dall’umanista Leonardo Bruni, venne espresso il progetto di legare organicamente lo Studio universitario, la città e il recupero della cultura classica, in modo da rappresentare una prestigiosa attrattiva per studenti di ogni nazione. Lo sforzo compiuto dal papa di creare un centro di vivace elaborazione intellettuale ebbe parziale, eppure significativa, realizzazione. La morte del pontefice interruppe la formazione di una possibile egemonia romana nello sviluppo della cultura umanistica.
San Bonifacio IV
San Bonifacio IV (Marsica; † Roma, 8 maggio 615) è stato il 67° vescovo di Roma e papa italiano dal 25 agosto 608 alla morte: il suo culto è attestato sin dal pontificato di Bonifacio VIII (1294-1303) che ne rinvenne le reliquie nella basilica Vaticana. Le informazioni su questo papa sono alquanto scarne.
Originario della regione Valeria, località dell’odierna Marsica (Abruzzo), era figlio di un celebre medico di nome Giovanni. Il Liber Pontificalis riferisce che il suo pontificato venne segnato da carestie, peste e inondazioni.
Bonifacio chiese in dono all’imperatore Foca di Bisanzio il Pantheon di Roma, che venne convertito nel 609 in una chiesa cristiana e intitolata alla Madonna Regina dei martiri, Santa Maria ad Martyres. Bonifacio fu in precedenza un monaco e, come Papa, promosse il monachesimo. Bonifacio IV viene celebrato durante le feste patronali di Luco dei Marsi (AQ) durante il terzo fine settimana di agosto.
Paolo IV
Appartenente a una delle più antiche famiglie della nobiltà napoletana, a 26 anni venne nominato cameriere pontificio e visse intemerato alla corte di Alessandro VI. Protonotario apostolico (1503), vescovo di Chieti (1504), legato presso Ferdinando il Cattolico (1506) ed Enrico VIII (1513-14), cardinale (1536), arcivescovo di Napoli, inquisitore (1542); papa dal 1555.
Tutta la sua opera, prima e dopo la sua elezione a pontefice, si concentrò nella lotta contro l’eresia e nella riforma della Chiesa. A ciò fu dovuta la fondazione dei teatini (1524) che si proposero, appunto, di imporre alla società cattolica un diverso e più rigido sistema di vita. Non conobbe riguardi né per sovrani (da cardinale, partecipò alla compilazione del breve di biasimo contro Carlo V) né per alti prelati, taluni dei quali (G. Morone, nel 1557) fece addirittura imprigionare; impose riforme durissime, sancì l’obbligo della residenza per i vescovi, affrontò con eccessiva intransigenza la situazione religiosa inglese sino al punto di destituire Reginald Pole, suo legato, e deferirlo all’Inquisizione (1556).
Particolarmente rigido nei confronti degli Ebrei, ordinò il rogo del Talmud nel 1553. La sua politica estera, violentemente antiasburgica, costituì l’insuccesso più clamoroso del suo breve pontificato: la guerra contro Filippo II, concordata con la Francia, si concluse con una minacciosa vittoria del duca d’Alba (1558) e col fallimento del progetto di Carlo Carafa, nipote del papa, d’insignorirsi di Siena. La sua rigidità morale e le necessità politiche gli fecero condannare all’esilio e privare delle cariche questo suo nipote, creato inopportunamente cardinale segretario di stato e padrone per qualche tempo della politica pontificia, insieme a due suoi fratelli (1559). Alla sua morte, un tumulto popolare manifestò la stanchezza dei Romani per il regime troppo austero da lui imposto.
Antipapa Niccolò V
Niccolò V, al secolo Pietro Rainalducci (Corvaro, 1258 ca.; † Avignone, 16 ottobre 1333) è stato un religioso e antipapa italiano di origini abruzzesi. Restò in carica dal 12 maggio 1328 al 25 luglio 1330, durante il pontificato di papa Giovanni XXII (1316-1334) ad Avignone. Fu l’ultimo antipapa imperiale, vale a dire, insediato dal Sacro Romano Imperatore.
Rainalducci nacque a Corvaro, un antico caposaldo nei pressi di Rieti, oggi nel Lazio ma a suo tempo territorio aquilano. Secondo alcuni storici il luogo di nascita sarebbe invece Corvara nella zona montana della contemporanea provincia di Pescara in Abruzzo, ma la tesi è stata smentita da Ludovico Antinori. Entrò nell’ordine francescano dopo essersi separato dalla moglie nel 1310 e divenne famoso come predicatore.
Fu eletto tramite l’influenza dello scomunicato imperatore, Ludovico IV il Bavaro, da un’assemblea di sacerdoti e laici e consacrato nella Basilica di San Pietro a Roma, il 12 maggio 1328, dal vescovo di Venezia. Dopo aver passato quattro mesi a Roma, si ritirò con Luigi IV a Viterbo, partecipò all’assedio di Grosseto e quindi giunse a Pisa, dove veniva sorvegliato dal vicario imperiale.
Niccolò V venne scomunicato da Giovanni XXII nell’aprile 1329 e cercò rifugio presso il conte Bonifacio della Gherardesca di Donoratico, vicino a Piombino. Avendo ottenuto assicurazione di perdono, presentò una confessione dei suoi peccati, prima all’arcivescovo di Pisa e quindi ad Avignone, il 25 agosto 1330, a Giovanni XXII, che lo assolse. Rimase in onorevole prigionia nel palazzo papale di Avignone fino alla sua morte avvenuta nell’ottobre 1333.