D’Annunzio e l’Abruzzo

Gabriele D’Annunzio  ha sempre mantenuto un legame indissolubile con l’Abruzzo, la sua terra natia. La sua terra è vista come sede di vita primordiale, caratterizzata da forze misteriose che sfuggono al controllo dell’uomo e da istinti irrefrenabili, percorsa da intensissime passioni, religiosità magica e superstiziosa.

Non si vuole esaminare in questa sede la complessa problematica della poetica dannunziana, né fare una ricostruzione cronologica della sua vita e delle opere, ma più semplicemente indicare le tracce che legano D’Annunzio e l’Abruzzo: i luoghi in cui è vissuto, i luoghi che lo hanno ispirato e quelli descritti direttamente o indirettamente nelle sue opere.

Un itinerario che segua le tracce di D’Annunzio in Abruzzo non può che iniziare dalla sua casa natale, in Corso Manthoné a Pescara, dichiarata Monumento Nazionale nel 1927, posto sotto la tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e adibita a Museo. Gabriele d’Annunzio nasce in questa casa il 12 marzo 1863. Vi trascorre l’infanzia fino all’età di undici anni quando, per proseguire gli studi, si trasferisce a Prato. Ci saranno successivamente brevi ritorni in Abruzzo per salutare la mamma rimasta sola in questa casa. 

D’impianto settecentesco, l’edificio conserva ancora oggi la tipologia di casa borghese ottocentesca. Il museo presenta nove sale che custodiscono oggetti, arredi e mobili d’epoca appartenuti allo scrittore e alla sua famiglia e che ricostruiscono i vari momenti della vita del poeta, cercando di mantenere intatta l’originaria atmosfera.

Sempre nella città di Pescara si trova il Tempio Nazionale della Conciliazione (San Cetteo), chiesa eretta tra il 1933 e il 1939, e consacrata cattedrale solo nel 1977. Opera di Cesare Bazzani, fu promossa e finanziata da Gabriele D’Annunzio che volle, in fondo alla navata sinistra, la sepoltura della madre.

Un luogo molto frequentato da D’Annunzio si trova a Francavilla, è il Convento di Santa Maria del Gesù, acquistato nel 1883 dal pittore e fotografo Michetti, diventando per sempre famoso con il nome di Convento Michetti. Questo centro negli anni ottanta dell’800 era infatti divenuto il “Cenacolo michettiano”, un luogo dove molti letterati condividevano le proprie idee e nel quale il Vate trascorse esperienze di vita con molti artisti dell’epoca.

A San Vito Chietino, splendido paese ubicato su una collina rocciosa che si allunga fino al mare, e precisamente su di un promontorio ora battezzato “eremo dannunziano“, Gabriele D’Annunzio trascorse parte dell’estate del 1889 insieme con Barbara Leoni, in una casa scelta e consigliata dall’amico Michetti per la particolare bellezza dei luoghi. Durante questo soggiorno il poeta scrisse Il trionfo della morte; D’Annunzio fa una descrizione accurata di questo posto nella sua opera e ancora oggi si possono ammirare i luoghi così come furono descritti dal poeta pescarese. Qualche decennio fa l’eremo dannunziano è stato rilevato da un privato che ha ristrutturate le stanze così come le aveva sistemate D’Annunzio creando un museo e traslandovi i resti di Barbara Leoni (Barbarella).

Tra le opere che ispirarono D’Annunzio innanzitutto la grandiosa tela denominata “La figlia di Iorio” del 1885, opera dell’artista Francesco Michetti, da cui il Vate ha tratto l’ispirazione per la sua omonima opera teatrale. Nel palazzo della Provincia si può ammirare la versione definitiva, a tempera. La versione precedente, a olio, è al Palazzo de’ Mayo a Chieti. Michetti aveva tratto  ispirazione dalla scena alla quale avevano assistito anni prima (forse nel 1883) insieme all’amico D’Annunzio, a Tocco Casauria, dove in un giorno d’estate, all’improvviso, era apparsa correndo sulla piazza una giovane donna inseguita da un gruppo di contadini eccitati dal vino e dal sole.

A Francavilla a Mare, precisamente al MUMI, sono conservate altri due importanti dipinti di Michetti: “La Via degli Storpi” e “Le serpi“, ispirati al “Trionfo della Morte” dannunziano e che rievocano il pellegrinaggio al Santuario della Madonna dei Miracoli a Casalbordino.

A Miglianico, nella Chiesa di S. Michele Arcangelo c’è l’affresco cinquecentesco “La Madonna Tra due Santi” che ispirò il poeta nella composizione delle “Novelle della Pescara“. Nella stessa chiesa è ospitata la scultura del Pantaleone, Santo protettore della città, la cui festa patronale ispirò il poeta nell’ opera omonima. [Mentre a Roma, nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna, si trova il Voto (1883) di Michetti, sempre ispirato alla festa di san Pantaleone a Miglianico.]

E qui passiamo ai luoghi abruzzesi che D’Annunzio aveva visitato e che sono descritti in varie opere.

A Loreto Aprutino si svolge ancora oggi ogni 22 e 23 Maggio la festa di origine pagana del Bue di San Zopito descritta ne “La Vergine Anna” e nelle “Novelle della Pescara“.

Ad Anversa si trovano “Le Gole del Sagittario” che fanno da sfondo all’opera teatrale “La Fiaccola sotto il Moggio”. La tragedia scritta nel 1904, è ambientata tra le mura della “casa antica dei Sangro” ad Anversa degli Abruzzi. D’Annunzio aveva compiuto un’avventurosa cavalcata nella Valle del Sagittario appena diciottenne, nel 1881, in compagnia di Francesco Paolo Michetti, Costantino Barbella e Antonio De Nino.

Nelle suggestive “Grotte del Cavallone” a Lama dei Peligni, nella riserva naturale di Fara San Martino, D’Annunzio ha ambientato il II Atto de “La Figlia di Iorio”.

Tra Pescara e Francavilla si trova la Pineta Dannunziana, oggi riserva naturale, a pochi passi dal mare Adriatico, solcate dalle paranze, e a pochi metri dalla spiaggia un tempo attraversata dalle greggi nelle loro migrazioni, descritte nei versi della poesia “Settembre”. Secondo la tradizione questo è il luogo in cui il poeta ne La pioggia nel pineto immagina di inseguire il viso dell’amata Ermione avvolto da una pioggia fresca e sottile, tra alberi di ginepro e tamerici.

Il poeta fu legato anche ad Ortona, paese di origine della madre: visite documentate in alcune pagine del Libro Segreto in cui ricorda e descrive minuziosamente la casa dei de Benedictis, la villa degli Onofrj, parenti della madre, in via Roma, il Convento di Santa Caterina con le suore di clausura. Particolarmente suggestiva è la descrizione che fa della cittadina nel Trionfo della morte “Ortona biancheggiava come un’ignea città asiatica su un colle della Palestina, intagliata nell’azzurro, tutta in linee parallele, senza i minareti”.

A Castiglione a Casauria si trova il complesso monumentale di San Clemente a Casauria. Dalla prima novella di Terra vergine all’ultimo capitolo del Libro segreto torna sempre nostalgico nell’opera dannunziana il ricordo di questo monumento, in particolare nel Trionfo della morte dove possiamo leggere un’accurata descrizione dell’edificio.

D’Annunzio è anche ricordato come grande promotore e consumatore del Parrozzo, tipico dolce locale creato negli anni ’20 da Luigi D’Amico.

L’Abruzzo ha dunque profondamente segnato la storia di D’Annunzio, anche se la sua vita si è svolta prevalentemente altrove e la sua poetica è molto lontana dal verismo ottocentesco. Restano molto attuali le liriche che descrivono in modo vivo e raffinato gli ambienti trasfigurati dei ricordi giovanili, quadri di vita che non hanno perso nel tempo la loro forza narrativa ed espressiva. Mentre l’Abruzzo ancestrale rappresentato da D’Annunzio, con la sua religiosità magica e viscerale che oggi ci appare superstiziosa ed istintiva, lo si è potuto osservare fino a 50 – 60 anni fa ed oggi appare definitivamente scomparso.

Sitografia D’Annunzio e l’Abruzzo

Bibliografia

  • Enrico Di Carlo, Gabriele d’Annunzio, L’Abruzzo e i luoghi della memoria, De Siena Editore , 2014
  • Enrico Di Carlo, Gabriele d’Annunzio e la gastronomia abruzzese, Verdone editore
  • Annamaria Andreoli , D’ANNUNZIO E LA TERRA D’ABRUZZO. Il ritorno del poeta, De Luca editori
  • Franco Di Tizio, D’Annunzio e Michetti, la Verità sui loro Rapporti, Casoli, Mario Ianieri editore, 2002

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